Nelle terre del Canavese e della Val di Chy, i resti di antiche fucine, mulini e una pista da canapa raccontano una storia di passione e tradizioni locali. Per secoli, i borghi di Alice, Lugnacco e Pecco hanno dedicato la loro vita all'agricoltura, all'allevamento e alla viticoltura, ma anche alla lavorazione di utensili e zoccoli in legno, e alla tessitura di canapa, lana e cotone. Tra le loro creazioni più famose troviamo le "querte 'd Peck", coperte ricche di fittissime trame geometriche, i cui bei colori vegetali di arancio, verde antico, giallo e rosso sono un tributo alle tradizioni e al panorama locale.
La coltivazione della canapa ha svolto un ruolo di primaria importanza nella zona del Canavese, tanto da ipotizzare che il suo nome stesso possa derivare da questa antica attività. La sua importanza è particolarmente evidente nella Val di Chy, dove, fino ai primi anni del 1900, ogni famiglia proprietaria di terreni coltivava un appezzamento dedicato alla produzione di canapa.
La canapa è una pianta robusta e versatile, pioniera nella rigenerazione dei terreni. Per coltivarla, le famiglie dissodavano un terreno, eliminando piante e ceppi, e preparandolo per un futuro uso come prato, campo o vigneto. Questo lavoro era spesso realizzato in inverno, sfruttando anche le radici come legna per i focolari.
I terreni lavorati erano spesso in forte pendenza, dunque venivano stabilizzati con terrazzamenti e muri a secco, utili per il deflusso delle acque e realizzati con le pietre rinvenute durante lo scavo. Queste stesse pietre venivano utilizzate per creare i solchi per la semina della canapa.
Ogni frazione della Val di Chy aveva una specializzazione nella produzione della fibra di canapa. A Gauna, lungo il Chiusella, c'erano diverse officine per la pesta, dove la fibra veniva portata dopo un periodo di macerazione in acqua corrente. Ad Alice, la fibra veniva pettinata per conservarne la lunghezza, fino a 1,5 metri, prima di tornare alle singole famiglie per la filatura.
Le donne filavano la canapa in luoghi alti, con spazio sufficiente per far girare il fuso per almeno 2 metri. Dopo essere stata raccolta in gomitoli, la canapa veniva portata ai tessitori di Pecco e Lugnacco, dove ogni casa aveva una piccola stanza dedicata al telaio.
Le lenzuola, le coperte e le camicie venivano poi ricamate dalle ragazze, che si preparavano il corredo. Ogni eccesso di produzione veniva venduto alle "mercandere" di Rueglio, trasformato in "frise", bordure, fazzoletti e scialli che venivano venduti anche in Svizzera e in Francia.
Tuttavia, l'abbandono delle tecniche artigianali secolari e gli agenti atmosferici hanno eroso molto di quello che un tempo era un popoloso centro commerciale ed artigianale. Inizialmente, il sito era composto solo da una fucina e una pista da canapa, ma nel 1850 erano in attività due fucine, due mulini e la pista da canapa, con un totale di una sessantina di addetti.
Questi luoghi, oggi semi-abbandonati, raccontano ancora la storia e la vitalità di un territorio che ha saputo sfruttare le risorse naturali e l'ingegno dei suoi abitanti, legando indissolubilmente la propria identità all'arte dell'agricoltura e dell'artigianato.